Scaramanzia spaziale
Quando Yuri Gagarin da uno degli oblò della navicella Vostok 1 osservò per primo il nostro pianeta dallo spazio pronunciò la celebre frase: ” Vedo la Terra. È blu. ”
Era il 12 aprile 1961 e con quella missione l’Unione Sovietica assestava un altro duro colpo agli Stati Uniti nella corsa verso il cosmo.
Fin dagli anni ’50, prima dello storico volo di Gagarin, l’Urss aveva collezionato una serie di primati spaziali, mentre i rivali americani arrancavano.
Nel 1957 era stata mandata nello spazio, per un volo senza ritorno, la cagnolina Laika. Lo stesso anno fu la volta del primo satellite artificiale a orbitare intorno alla Terra: lo Sputnik, stesso nome del vaccino anti covid. Nel 1959 la sonda Luna 2 fu il primo mezzo umano a toccare la superficie lunare. E i record sovietici continuarono. Dopo quello di Gagarin, ci fu il primo volo spaziale femminile con Valentina Tereshkova nel 1963. Due anni dopo il cosmonauta Aleksei Leonov, grande amico di Gagarin, uscì dalla navicella compiendo la prima passeggiata nello spazio di un essere umano.
Da allora sono cambiate molte cose, ma l’impresa di Gagarin rimane una pietra miliare nell’esplorazione spaziale.
Il volo pionieristico del cosmonauta sovietico presentava molte incognite e le probabilità che qualcosa andasse storto erano parecchie.
Ne era certamente conscio anche Gagarin che, forse per scaricare la tensione, compì un gesto diventato poi consuetudine per molti astronauti. Prima di salire sul pullmino bianco e arancione che lo stava per condurre alla rampa di lancio, il cosmonauta fece pipì su una delle ruote posteriori del mezzo. Oltre a quello diuretico, risultano esserci altri riti scaramantici che vengono celebrati prima delle missioni spaziali. In particolare per quelle che partono da Bajkonur, il cosmodromo in Kazakistan da cui decollò Gagarin.
Prima di lasciare la stanza dell’ albergo in cui hanno soggiornato gli astronauti devono mettere la loro firma sulla porta.
Per raggiungere la linea bianca dove sono in attesa le autorità per i saluti, l’ equipaggio deve compiere esattamente cinquanta passi, non uno di più, non uno di meno.
A bordo viene portato un ramo di artemisia in ricordo della Terra. La canzone di sottofondo che accompagna gli astronauti alla piattaforma di lancio deve essere “ La Terra nell’Oblò ”. A Bajkonur non si effettuano partenze di lunedì, il primo giorno della settimana era detestato da Sergeij Koroljov, l’ ingegnere padre dell’ astronautica sovietica. Altro divieto nel cosmodromo kazako sono i lanci il 24 ottobre, in quella data nel 1960 e nel 1963 vi furono degli incidenti mortali.
Gli astronauti alla prima missione non rilasciano autografi, e non è gradito l’inchiostro nero. Prima della partenza ogni membro dell’equipaggio mette la sua firma su una bottiglia di vodkache al ritorno verrà bevuta nella steppa del Kazakistan. Non deve essere mai usata la parola “ ultimo ” riferita a un lancio. Infine, non si può partire senza prima aver deposto un mazzo di fiori sulla tomba del Primo per sempre: Yuri Gagarin.