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Scritto da nel Numero 105 - 1 Dicembre 2013, Scienza | 0 commenti

L’Odissea

L’Odissea

“Dottò, dai che ci siamo”. Così disse Pierantonio, il barista del caffè “La Maiella”, posto nella piazza centrale dell’ameno borgo molisano, quella afosa mattina del primo giorno di agosto, in cui sarebbe stata emanata la sentenza definitiva della Corte di Cassazione sul processo Mediaset che coinvolgeva il Cavaliere. Il buon Ulisse, sorseggiando il cappuccino, finse di non capire, si guardò intorno per cercare manforte in una battuta solidale di qualcuno dei tanti compaesani che solitamente si affannavano per mostrargli compiacenza ma all’ora in cui egli era abituato a consumare la colazione, la domenica mattina, il bar era sostanzialmente ancora deserto. Se qualcuno, generalizzando, s’immaginasse il politico come un animale notturno dedito alle gozzoviglie e quindi propenso a far capolino fuori di casa per l’aperitivo del mezzogiorno, con Ulisse Di Giacomo si troverebbe assai spiazzato nel vederlo attivo e tirato a lucido già alle prime luci dell’alba.

Il dottore, forse per il retaggio delle tante guardie mediche notturne praticate da giovane, tendeva a svegliarsi piuttosto presto e accentuava tale caratteristica nelle mattine dei fine settimana, in cui si concedeva il lusso di tornare nel paese natio. Voleva gustare, fra i primi ed in solitudine, gli odori ed i colori che solo le piccole cittadine di mezza montagna possono regalare e voleva cancellare dalla mente, almeno due-tre volte al mese, la fotografia del caos, del rumore e dell’aria soffocante che lo asfissiavano quotidianamente a San Lorenzo, quartiere foggiano ove alloggiava per i suoi impegni di lavoro e da cui partiva, per recarsi a Campobasso, ogni qualvolta era chiamato per le attività di assessore regionale.

“Dottò”, continuò Pierantonio, “se il donnaiolo viene condannato, lei finalmente se ne va a vedere il Papa”. Armeggiando nel portafoglio per cercare gli euro per saldare il conto, Ulisse s’arrese all’incalzare del barista e bofonchiò “ma no…non credo…cioè non penso che davvero in Cassazione non ci sia qualche sant’uomo…che possa…sì insomma…è pur sempre stato Presidente…che diamine…cosa diranno all’estero?”. In tutta risposto Pierantonio concluse “Ulì, mi permetta, ma io conosco la sua famiglia da una vita, si sono spesi completamente per farla emergere e lei vedrà che fra un mese è in Senato a Roma a rappresentare fieramente la nostra terra… e che si fottesse il bauscia milanese e tutte quelle zoccole che si portava appresso…e mi raccomando non si dimentichi di guardare l’ecocardiogramma di mamma e di farci sapere quando devo riportarla da lei per la visita di controllo”. “Tranquillo Pierantonio”, disse Ulisse quasi sull’uscio del bar, “che a tua mamma ci penso io….e però che c’entrano mò le signorine? Quello lo stanno fregando con l’evasione fiscale”.

Evasione fiscale…caspita, pensò Ulisse, ma lo scontrino fiscale me l’ha battuto? Vabbè…per un paio di euro…pazienza. In realtà è proprio così: se lo condannassero, prima o poi il Parlamento dovrebbe dichiararne la decadenza da senatore ed io sono il primo dei non eletti qui in Molise. Certo che è proprio democratico il Cavaliere, continuò a rimuginare il dottore, quale seggio ha scelto alla fine? Quello di una piccola regione…vedi? Gli viene naturale schierarsi sempre dalla parte dei deboli.

E con un ghigno beffardo il buon Ulisse si avviò lungo la salita lastricata che portava ai giardini comunali.

Ulisse del resto in cuor suo (e lo auscultava diciamo… con una certa professionalità) sapeva bene che il suo sogno era quello di diventare senatore. L’aveva da tempo e ci aveva creduto ciecamente anche nei mesi in cui decise la candidatura. Poi la delusione fu cocente ma da purosangue ex democristiano sapeva anche che basta mantenere la calma ed aspettare che le piene passino per raccogliere quanto seminato. E lui aveva seminato assai, coltivando in pubblico la passione sfrenata per le doti leaderistiche del Silvione nazionale e intrecciando in privato rapporti fitti con quei notabili di centrodestra che ormai mal digerivano la genuflessione nei confronti di un caudillo liberale e libertino.

Agosto passò nell’indifferenza dei più, non appena esauritisi i primi giorni di fermento per la novità della sfacciataggine della giustizia nei confronti dell’uomo più potente degli ultimi vent’anni. E poi la gente aveva ben altro cui pensare: mi tengo i soldi per l’Imu d’autunno o li scialacquo nei lidi fra mojiti e impepate di cozze?

Ulisse no, lui ci pensava alla sentenza e cominciava anche a patire tachicardia ed extrasistole, il che non gli impediva certo di conservare la capacità di lenirle ai suoi pazienti all’Ospedale Civile. Nel frattempo continuava a tessere tele con i cosiddetti moderati del partito. Oddio partito…quello era un termine che aveva dignità un tempo, quando vi erano le sezioni e suo zio flirtava con il vecchio parroco del paese per installarvi i televisori che non si potevano permettere gli avversari “rossi”; oggi suonava meglio moderati della lobbie delle libertà…per pochi.

Aveva cominciato un lungo viaggio anni ed anni prima, e affrontando pericoli vari, luoghi inesplorati della montagna molisana ma anche dell’animo umano, competitori feroci e melliflui, si sentiva davvero come il suo omonimo famoso che dopo tanti marosi riuscì ad approdare ad Itaca. Ma quali Proci o porci ancora doveva affrontare? E lui era migliore di loro?

Tornò alle prime brume autunnali ed ancora per la commemorazione dei morti al paese e volle indugiare al “La Maiella” negli orari di punta, per indagare gli umori dei suoi compaesani, per sentirli discutere del caso Berlusconi – Giunta per le Autorizzazioni del Senato, che teneva banco ormai da tre mesi su tutte le testate giornalistiche. E rimase interdetto nello scoprire che al più si parlava di un’altra Berlusconi, ossia della figlia Barbara e delle sue velleità di comando sul Milan e sul frusto Galliani. Ma come, pensò, non fremono all’idea di avere un compaesano in Senato?

Si avvicinò pertanto a Pierantonio, chiedendogli un parere in merito e il barista gli rispose “dottò, qui la gente è sfinita da ‘ste vicende, pensa a come sistemare i figli senza lavoro….non gli frega più nulla di chi li rappresenta, almeno sino a quando non gli offrano qualcosa di concreto”.

Fu così che all’indomani del fatidico giorno 27 novembre 2013, quando il Cavaliere cadde da cavallo, o meglio decadde dal seggio, Ulisse si ritrovò a ubriacarsi da solo in un angolo di un anonimo bar della periferia di Foggia, con una commistione di sentimenti di gioia e paura. Gioia per essere riuscito a coronare il sogno di portare le sue idee a Roma, con l’onestà intellettuale che lo contraddistinse anche quando da subito si schierò per l’espulsione di Berlusconi, potendo invece permettersi di acquattarsi dietro le quinte ed aspettare in silenzio il tecnicismo giuridico della sostituzione; paura di essere e fare come gli altri o persino peggio di loro e di non poter più tornare a respirare il profumo dell’alba nel suo borgo, se non per dover portare oro finto ai tanti questuanti che avrebbero continuato a lisciarlo, anche se ormai all’insegna del Ncd e non più dell’asso pigliatutto di Arcore.

A scanso di equivoci o querele il racconto del tutto fantasioso ed ironico, di cui sopra, ha di reale solo il nome del politico che prenderà lo scranno lasciato vacante da Berlusconi, Ulisse Di Giacomo, e della regione su cui ci soffermeremo nell’excursus meteorologico del prossimo mese, ossia il Molise.

Perché il Molise? Perché essendo piccolo è di più facile lettura previsionale. No, in realtà per una specificità di questo scorcio tardo autunnale: le prime nevi stagionali, che un tempo si affacciavano inizialmente sulle colline e sulle vallate prealpine e del Nord-Ovest, ultimamente sempre più spesso giungono a visitare l’entroterra appenninico di Marche, Abruzzo e Molise ed in misura minore i rilievi di Umbria, Ciociaria, Irpinia, Basilicata e Calabria. E quando la componente dei venti spira da est, le nevicate sulle 3 regioni adriatiche citate sono assai abbondanti, ad altezze medie, più o meno dai 600 metri s.l.m. in su.

Il Molise in particolare, peraltro poco conosciuto dalla massa, è una delle regioni più montuose di Italia, avendo una striscia litoranea assai esigua nella zona di Termoli, una parte collinare a sud-est, al confine con la Puglia, e il resto del territorio tutto di alta collina e di montagna, con moltissimi borghi posti ad altitudine quasi alpina, fra cui la nota frazione di Campitello Matese. Quindi qui l’inverno mostra sempre un volto cruento dal punto di vista termico. L’essere esposto ai venti orientali balcanici e l’aver tanta parte di territorio interno, lontano dal mare, fa sì che la neve sia di casa per molti mesi. E che l’evento sia spesso anticipato rispetto ad altre regioni. La fine di questo novembre non si è affatto smentita in tal senso.

Si continuerà sulla medesima falsariga? Tendenzialmente no. Non dimentichiamo che il Molise è pur sempre una regione del centro-sud e dunque è sufficiente che varino di poco le correnti orientali per determinare impennate di temperatura notevoli. Se la componente nord-orientale dei venti lascia il campo a quella sudorientale, lo scirocco fa schizzare sopra lo zero le temperature, anche ai 1.800 metri s.l.m. E proprio ciò che sta per accadere in queste ore: lo scirocco si è impossessato dello scenario meridionale e, purtroppo in modo anche pericoloso, porterà un carico di piogge imponente su tutti i versanti jonici del sud Italia ed anche sul basso Adriatico, seppure in misura minore.

Nel frattempo la neve ha fatto la comparsa al nord-Ovest, causa il raffreddamento del suolo avutosi nei giorni scorsi. Le nuvole provenienti dalla Francia scorrono sul cuscino freddo prima che lo scirocco riscaldi anche le zone nord-occidentali, che sono quelle più distanti dal suo punto d’origine, e dunque è quasi sempre neve. Il passaggio perturbato al nord sarà però veloce e le condizioni miglioreranno già dal primo lunedì di dicembre. Non così al sud dove il vortice si invorticherà e scaricherà tanta acqua, almeno sino al 3. Dopodichè per il ponte (ristretto) dell’Immacolata i modelli concordano nell’indicare una nuova discesa di aria artica su gran parte dell’Europa che però potrebbe limitarsi a colpire marginalmente l’Italia, stante l’ipotesi di un rafforzamento dell’anticiclone delle Azzorre sui bacini tirrenici. Un po’ di neve sulle zone alpine e un certo tepore al centro-sud. Ovviamente in pianura padana potrebbero tornare le nebbie, magari alternate ad episodi favonici; sicuramente anche qui farà meno freddo e le gelate mattutine toste, che si sono registrate a fine novembre, potranno accomodarsi a ricomparire almeno dopo il 15.

Per sapere se le feste natalizie si passeranno sotto la neve o in presenza di un bel sole dovete invece rivolgervi al Signore o al ex Cavaliere, che, sebbene decaduto, qualche ultra-potere lo conserva ancora.

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