Cocktail spaziale
Quella di Betlemme è diventata l’ icona del Natale, ma non è la sola, fra le migliaia di comete che solcano il nostro sistema solare, a evocare un’ atmosfera di festa.
Quella scoperta nella’ agosto del 2014 dall’ australiano Terry Lovejoy, e battezzata C/2014 Q2 Lovejoy, ha rivelato caratteristiche così sorprendenti da indurre il team di ricercatori che la studia a darle il soprannome di “ Happy Hour “.
Tutto è cominciato lo scorso gennaio, quando il il corpo celeste, transitando vicino al Sole, ha raggiunto il suo picco di attività e luminosità, dando modo agli scienziati, coordinati dal francese Nicolas Biver dell’Observatoire de Meudon, di studiarla accuratamente tramite il radiotelescopio da 30 metri dell’ IRAM sulla Sierra Nevada in Spagna.
Sottoposta al calore della nostra stella, la cometa ha cominciato a perdere venti tonnellate d’ acqua al secondo e, analizzando la sua scia, si è scoperto che era composta, oltre che da sostanze già trovate su altre comete, come il glicoleetilenico, l’acido formico e l’acetaldeide, da una grande quantità di alcol etilico, quello del vino per intenderci, e uno zucchero molto semplice, il glicoaldeide. Queste ultime due molecole organiche, trovate per la prima volta su una cometa, hanno rappresentato la grande novità di Happy Hour.
Secondo le stime dei ricercatori, nella fase di emissione più intensa, la cometa avrebbe lasciato dietro di sé una quantità di alcol al secondo equivalente a quella di 500 bottiglie di vino. Ma per gli amanti dell’ enologia le buone notizie finiscono qui, fra le molecole individuate nella scia rilasciata da Happy Hour non mancano quelle di diverse sostanze velenose, come la formaldeide, che renderebbero comunque sconsigliabile l’ imbottigliamento.
Anche se non serve a produrre un vino di qualità, la miscela di ingredienti trovati sulla corpo celeste ha suscitato grande interesse fra i ricercatori. Infatti dall’ adeguata combinazione di questi ingredienti, si formano le catene chimiche alla base della vita. Il glicoaldeide era un osservato speciale già da tempo nel cosmo, dopo essere stato scoperto anni fa nel gas che circonda una stella.
Il team coordinato da Biver ipotizza che il caso di Happy Hour, con il suo cocktail di sostanze organiche, dimostri come le comete portino a spasso per il cosmo composti sintetizzati in tempi remotissimi, forse quando il Sistema Solare iniziava a formarsi dalla nebulosa primordiale.
Questi corpi celesti sono come dei fossili ambulanti, sotto uno strato superficiale di ghiaccio sporco, nascondono nel loro interno frammenti originali del materiale più antico del Sistema Solare. Non farà la gioia di un sommelier, ma Happy Hour, con il suo ricco campionario di molecole organiche, è un indizio in più a sostegno dell’ ipotesi che le comete abbiano un ruolo fondamentale nel diffondere per il cosmo i mattoni della vita.