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Scritto da nel Numero 126 - 1 Febbraio 2016, Scienza | 0 commenti

Missing

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Da poco più di un secolo l’ uomo ha  realizzato il suo sogno di volare e da una cinquantina di anni è riuscito ad andare oltre, spingendosi al di fuori dell’ atmosfera terrestre.

Una storia, quella dell’ esplorazione spaziale, che racconta anche di un tributo in vite umane perdute.

Prima delle tragedie degli Shuttle nel 1986 e nel 2003, costate la vita agli interi equipaggi, altre missioni si erano concluse drammaticamente con la morte di diversi cosmonauti, sia americani che russi.

Nel gennaio del 1967, tre astronauti statunitensi muoiono, durante una simulazione di volo, nel rogo del modulo di comando della capsula Apollo 1 collocato su un razzo vettore Saturno 1B. Anche se questo incidente è avvenuto durante un test a terra viene considerato il primo nella storia dell’ astronautica che abbia causato vittime fra l’ equipaggio.

Pochi mesi dopo, ad aprile, un cosmonauta sovietico alla sua seconda missione, muore a bordo della Soyuz 1 schiantandosi al suolo durante il rientro.

Passano quattro anni, nel corso dei quali gli Stati Uniti riescono a  sbarcare sulla Luna, poi lo spazio torna a uccidere. Il 29 giugno del 1971 tre astronauti sovietici muoiono durante il rientro a bordo della Soyuz 11. Per un amaro capriccio del destino questa missione aveva conseguito un risultato importante. La navicella, lanciata il 6 giugno, attraccò con successo alla Salyut 1, la prima stazione spaziale realizzata dove gli astronauti rimasero per tre settimane.

Accanto a queste tragedie ci sono quelle sfiorate, una su tutte l’ odissea dell’ Apollo 13, accuratamente ricostruita nell’ omonimo film con Tom Hanks.

Resta aperta una pagina oscura, legata a presunte missioni spaziali segrete effettuate dall’ Unione Sovietica fra gli anni 50 e 60 del secolo scorso. Missioni dal tragico epilogo per gli equipaggio e per questo tenute nascoste, che hanno alimentato il mistero degli astronauti scomparsi nel nulla.

Un ruolo rilevante in questa vicenda lo ha avuto una coppia di radioamatori piemontesi, i fratelli Judica Cordiglia.

A partire dal 1957 i due captarono con la loro stazione ricevente i segnali e le conversazioni dei principali voli spaziali.

Nel novembre del 1960, alcuni mesi prima del volo di Yuri Gagarin i Judica Cordiglia affermarono di aver colto un segnale Morse di SOS a tutto il mondo da un veicolo spaziale in allontanamento dalla Terra. Successivamente la coppia di radioamatori dichiarò l’ intercettazione di altri drammatici messaggi di aiuto provenienti dallo spazio.

Le affermazioni dei Judica Cordiglia vennero contestate da altri esperti in radio trasmissioni e, inevitabilmente, si aprì il confronto, ancora aperto, tra favorevoli e  contrari. Sicuramente quanto dichiarato dai due fratelli non attirò verso di loro le simpatie del Cremlino.

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