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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 138 - 1 Marzo 2017 | 0 commenti

La mostra Art Déco a Forlì

La mostra Art Déco a Forlì

Il giorno 11 febbraio ha aperto i battenti (e lo saranno fino al 18 giugno) nel Museo di San Domenico di Forlì una superba e completa esposizione sull’Art Déco, che qui viene perimetrata fra il 1925-1930.

Obiettivo dell’esposizione, curata dal prof. Valerio Terraroli dell’Università di Verona, è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l’originalità e l’importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana connotando profondamente i caratteri del Déco anche riguardo alle arti figurative: la grande pittura e la grande scultura ma anche oggetti, gioielli, abiti e stoviglie.

Sono qui essenziali i racconti delle opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi maestri, come Vittorio Zecchin e Guido Andlovitz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; i dipinti, tra gli altri, di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig, Oppi, il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata dall’architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano.

Avendola visitata in anteprima per la stampa la maggior parte delle didascalie non erano ancora applicate e il catalogo non era disponibile. Sono quindi in difficoltà ad attribuire i pezzi migliori: ma non posso ignorare per esempio le assolutamente stupefacenti e riconoscibili … ad occhi chiusi tarsie di panno di Fortunato Depero, di fronte ai suoi tratti e ai suoi colori si può solo restare a bocca aperta, la inquietante coppia di levrieri, bronzo di Libero Andreotti oppure la Dea Kalì, terraglia smaltata che introduce alla sezione di ispirazione orientale.

Una galleria è dedicata a invidiabili abiti femminili decorati in questo stile: chissà chi li avrà indossati!

Particolare anche l’imponente Isotta Fraschini adattata per Gabriele D’Annunzio, misteriosamente targata Ravenna, che evidentemente disponeva di un box decisamente ampio e la stanza dedicata ai manifesti ferroviari con lo spaccato di uno scompartimento.

E a proposito di manifesti in un ampio corridoio due riguardano la mia provincia di nascita Savona: due litografie di Filippo Romoli (nato a Savona nel 1901, coetaneo di mio padre e ragionevolmente si saranno conosciuti, e morto a Genova nel 1969) dedicate al Carnevale di Finale Ligure e al Diana Park di Alassio, hotel ancora esistente, una terza alla vicina Rapallo.

Non posso inoltre non segnalare gli affascinanti gioielli e l’oreficeria del ligure Alfredo Ravasco che sono intorno alla Ebe del Canova che sempre ferma nella sua stanza, ora trasformata in wunderkammer, vede scorrere di fronte a lei fiumi di visitatori della sequela di prestigiose mostre, organizzate col sostegno della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì, che da dodici anni chiudono le loro visite davanti al suo flessuoso corpo; molte di queste esibizioni sono state raccontate dall’Arengo del Viaggiatore negli anni passati.

Tutte le informazioni pratiche, compreso l’elenco dei preziosi sponsor, indispensabili per la realizzazione di queste iniziative culturali, si trovano al link http://www.mostrefondazioneforli.it/ dove scorrendo le immagini potete farvi una pallida idea del valore degli oggetti e della suggestione offerta dalle opere esposte (oltre quattrocento, quindi impossibili da citare tutte…).

Posso però in conclusione affermare con certezza che nessuna persona che apprezza questa Arte uscirà deluso dalla visita!

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