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Scritto da nel Numero 144 - 1 Ottobre 2017, Scienza | 0 commenti

Un ciclope spaziale

Un ciclope spaziale

Anche questa volta è andata….Il temuto impatto della Terra con Nibiru, misterioso pianeta proveniente dalle regioni più remote del sistema solare, sembra ormai consegnato ai corposi annali delle bufale cosmiche.

Uno dei più ferventi sostenitori dell’ apocalittico scontro è stato il signor David Meade. Convinto al punto da averci pure scritto un libro,  Planet X – The 2017 Arrival. L’ idea sostenuta dall’ autore è che da una lettura numerologica dei testi sacri giudaico cristiani, sia stato possibile calcolare la data della fine del mondo, 23 settembre 2017. Cataclisma che, sempre secondo Meade, il Creatore avrebbe affidato all’impatto della Terra con Nibiru, il nono pianeta, tenuto nascosto come una micidiale arma segreta.

Per fortuna dell’ umanità, qualcosa nei calcoli del numerologo era evidentemente da rivedere.

Superata indenni la fatale data, in attesa che Meade e la sua compagnia di catastrofisti ne calcolino un’ altra, possiamo chiederci, più sollevati, da dove sia sbucato fuori questo fantomatico killer spaziale.

Secondo la leggenda le origini del corpo celeste si perdono nella mitologia mesopotamica. Il pianeta sarebbe infatti stato scoperto dagli antichi sumeri.

Gli astronomi ci dicono che, al momento, riscontri effettivi della sua presenza non ce ne sono. Ovviamente i complottisti sono convinti del contrario e che le prove non siano mai state rivelate, per non scatenare il panico, almeno fino al prossimo annuncio di un’ imminente apocalisse. 

Al di là delle elucubrazioni dei teorici catastrofisti, l’ ipotesi dell’ esistenza di un pianeta sconosciuto ai margini del sistema solare, potrebbe avere una sua attendibilità scientifica.

Nel 2014 gli astronomi C. Trujillo e S. Sheppard, sono stati i primi a correlare  diverse anomalie nelle orbite di alcuni oggetti spaziali oltre Nettuno, ora ultimo pianeta  dopo il declassamento di Plutone, alla possibile presenza di un corpo celeste di grandi dimensioni.

L’ipotesi del nono pianeta, un colosso nascosto che sfugge ai telescopi terrestri,  ha avuto un seguito nel 2016 con una ricerca condotta dagli scienziati Mike Brown e Konstantin Batygin. 

Per lungo tempo le abissali distanze che ci separano da quell’ estrema periferia non hanno consentito altro che supposizioni. Negli anni 50 del secolo scorso due astronomi, Edgeworth e Kuiper, predissero, indipendentemente l’ uno dall’ altro, l’ esistenza di numerosi planetesimi, embrioni di pianeti,  nello spazio transnettuniano. Quell’ area del sistema solare venne poi battezzata coi nomi dei due scienziati. Alcuni decenni dopo, l’ occhio del telescopio spaziale Hubble confermò tale ipotesi, scoprendo diverse decine di pianetini. Col tempo è stato accertato che si tratta di una zona piuttosto frequentata e le stime sono state riviste decisamente al rialzo.

Oggi si ritiene che nella fascia di Edgeworth-Kuiper orbitino milioni di questi piccoli corpi celesti. Una moltitudine che potrebbe favorire la loro aggregazione a formare un grande pianeta. Il rovescio della medaglia è che i planetesimi, per quanto numerosi, sono dispersi in uno spazio immenso, che non rende facili i loro incontri.

Del  temuto Nibiru, intanto, ancora nessuna traccia… 

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