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Scritto da nel Numero 134 - 1 Novembre 2016, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

L’Orlando furioso a Ferrara

L’Orlando furioso a Ferrara

 

Quando ero giovanissimo, la Luna splendeva irraggiungibile nel cielo suscitando fantasie le più diverse (qualcuno diceva che era fatta di formaggio!) con una faccia sconosciuta dove si poteva collocare qualunque cosa.

Solo nel 1959, dopo due sonde di cui la prima nel mese di gennaio mancò il  bersaglio e non per poco e la seconda si schiantò sul satellite a ovest del Mare della Serenità, Lunik III fotografò l’altra faccia che fu non molto diversa da quella conosciuta e bisognò attendere altri dieci anni per vederci passeggiare sopra un umano.

Ma prima di allora fra le innumerevoli fantasie molto famosa è quella del viaggio di Astolfo sull’Ippogrifo per recuperare il senno di Orlando.

In occasione dei 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando furioso, stampato nel 1516 nella Ferrara Estense, gli è stata dedicata, nel Palazzo dei Diamanti, una notevole mostra a cura di Guido Beltramini e Adolfo Tura, organizzata da Fondazione Ferrara Arte e MiBACT Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Questo evento rende visibile il mondo fantastico dell’opera letteraria con quadri di pittori dalla fama indiscussa da Mantegna a Leonardo, da Raffaello a Botticelli e Tiziano oltre a sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti di straordinaria bellezza e preziosità. Questa ricchezza ci fa rivivere il fantastico mondo cavalleresco del Furioso e degli altri paladini di Carlo Magno, offrendo al contempo un affascinante spaccato della Ferrara in cui fu concepito il libro. Raccontando sogni, desideri e fantasie della società delle corti italiane rinascimentali, Ariosto fu cantore sensibilissimo, riferendosi a un periodo di 800 anni prima. Più che una ricostruzione documentaria, l’esposizione è una straordinaria narrazione per immagini che conduce il visitatore in un viaggio appassionante nell’universo ariostesco, tra battaglie e tornei, cavalieri e amori, desideri e incantesimi.

La mostra vuole rispondere a quesiti come: che cosa vedeva Ludovico Ariosto quando chiudeva gli occhi? Quali immagini affollavano la sua mente mentre componeva il poema che ha segnato il Rinascimento italiano? Quali opere d’arte alimentarono il suo immaginario? E devo dire che effettivamente la visita delle sale accompagnata da una sobria ma essenziale e gradevole, audio guida immerge proprio in quel mondo.

Mi sembra doveroso precisare che le opere dei pittori famosi ci sono veramente, non si tratta solo di nomi di richiamo!

Certo la Luna che ci sovrasta in una sala non assomiglia proprio a quella calpestata da Armstrong e dai suoi successori, ma fa una grande figura! Ariosto la descrive lucida e riflettente come una sfera di acciaio “pulitissima”; una visione affine a quella di Leonardo da Vinci che la paragona alle «palle dorate poste nella sommità degli alti edifizi», e tale è il Globo dell’obelisco vaticano che, al tempo di Ariosto, era visibile a Roma in San Pietro e ora è uno dei pezzi più singolari dell’esposizione.

Particolarmente originale nelle sale iniziali il tentativo di ricostruire il filo della storia con un groviglio di collegamenti fra i vari canti e una certa emozione mi ha provocato vedere un Olifante, anche se forse non è proprio quello del paladino.

Una mostra da non perdere da parte di chi apprezza la letteratura cinquecentesca oppure l’arte figurativa.

Per approfondire i contenuti suggerisco la scheda di approfondimento per la stampa, liberamente scaricabile nel settore del sito http://www.palazzodiamanti.it/ dove si trovano anche immagini affascinanti e le notizie pratiche. La chiusura è prevista per l’8 gennaio 2017.

 

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